Quello che segnalo oggi è un bellissimo libro di Carlota Perez, un economista venezuelana che insegna attualmente alla London School of Economics. Purtroppo avverto i miei lettori in italiano che questo libro è disponibile solo in lingua inglese, ma vale la pena leggerlo.
Se vogliamo fare una sintesi estrema il suo libro si colloca tra Schumpeter e Kuhn. Infatti Schumpeter si focalizza sulle evoluzioni/rivoluzioni tecnologiche come fonte primaria dello sviluppo economico. Da Thomas Kuhn (La struttura delle rivoluzioni scientifiche) prende il concetto di cambiamenti di paradigma, che per la Perez divengono paradigmi tecno-economici, cioè il fatto che le rivoluzioni tecnologiche (insieme di nuove tecnologie, prodotti e industrie) comportano un grande cambiamento non solo nell’ambito produttivo ma anche in quello organizzativo e istituzionale.
Se vogliamo fare una sintesi estrema il suo libro si colloca tra Schumpeter e Kuhn. Infatti Schumpeter si focalizza sulle evoluzioni/rivoluzioni tecnologiche come fonte primaria dello sviluppo economico. Da Thomas Kuhn (La struttura delle rivoluzioni scientifiche) prende il concetto di cambiamenti di paradigma, che per la Perez divengono paradigmi tecno-economici, cioè il fatto che le rivoluzioni tecnologiche (insieme di nuove tecnologie, prodotti e industrie) comportano un grande cambiamento non solo nell’ambito produttivo ma anche in quello organizzativo e istituzionale.
Le rivoluzioni tecnologiche e i cambiamenti di paradigmi tecno-economici diffondendosi nelle industrie e nell’economia danno vita a grandi ondate di sviluppo che si propagano in tutta la economia portando a cambiamenti strutturali nella produzione, distribuzione, consumo e comunicazione.
Per la Perez la storia a partire dalla rivoluzione industriale si divide in 5 periodi di rivoluzioni tecnologiche. La prima è la rivoluzione industriale in Gran Bretagna che va dal 1770 sino al 1829, la seconda è l’età del vapore e delle ferrovie (1829-1875), la terza è l’età dell’acciaio, della elettricità e della ingegneria pesante ( 1875-1908), la quarta quella della automobile e della produzione di massa (1908-1971) e infine l’ultima, l’attuale è quella della informazione e delle telecomunicazioni.
Queste onde di sviluppo si suddividono in due fasi, la prima fase prende il nome di Installazione, durante la quale le industrie nascenti, quelle che adottano le rivoluzioni tecnologiche, si pongono in contrapposizione con la resistenza del preesistente paradigma. Tra questa fase e la successiva vi è un punto di cambiamento in cui vengono superate le tensioni dando vita alla seconda fase diffusione (Deployment) in cui la trasformazione si diffonde in tutta la economia portando i suoi benefici.
A sua volta ognuna di queste fasi si divide in due periodi. La fase di Installazione comprende un primo periodo Irruption, in cui iniziano a diffondersi nuovi prodotti e tecnologie adottati da giovani imprenditori. Le imprese del vecchio paradigma continuano ad operare ed essere finanziate ma si creano le condizioni per la divergenza tra vecchie e nuove imprese.
Con la successiva fase (Frenzy) il capitale finanziario prende sempre più in mano la situazione cercando sempre più occasioni di guadagno che si trasformano in speculazione. Il denaro si sposta verso le nuove imprese con forme che assomigliano a un gioco d’azzardo che porta ad una inflazione da asset. A questo periodo turbolento segue un processo di cambiamento anche istituzionale per bilanciare la situazione e rendere possibile la fase successiva, in questo periodo si trovano le soluzioni affinché gli interessi individuali e quelli sociali trovino un giusto equilibrio. Se questo accade si pongono le condizioni per la fase di Sinergia in cui lo sviluppo della produzione si avvantaggia delle nuove tecnologie e infrastrutture, permettendo quindi un periodo di crescita equilibrata in cui prevale il capitale produttivo su quello finanziario e speculativo. Segue a questo periodo quello della Maturità in cui appunto i mercati incominciano a saturarsi e le tecnologie divengono mature e diminuiscono le occasioni di profitto, creando quindi le condizioni per la ricerca di nuove tecnologie e quindi di un nuovo ciclo di sviluppo. La durata delle rivoluzioni tecnologiche/cambiamenti dei paradigmi copre un periodo di circa 50/60 anni, cioè è questa la lunghezza del ciclo completo.
Perez sottolinea, in particolare, il ruolo del capitale finanziario come abilitatore del massiccio spostamento degli investimenti richiesto dalle rivoluzioni tecnologiche. Infatti, quando le opportunità di investimento nel vecchio paradigma divengono meno interessanti c’è denaro libero che cerca nuove opportunità di investimento, l’esaurimento del vecchio paradigma crea quindi le condizioni per una nuova traiettoria tecnologica. La diffusione e sviluppo di ogni rivoluzione tecnologica stimola la innovazione finanziaria.
Durante il periodo Frenzy il capitale produttivo diviene oggetto di manipolazione e speculazione. Questa è una fase di tensione tra le nuove produzioni e quelle in ristrutturazione. In questa fase i valori azionari si distaccano dall’economia reale, si creano tensioni tra economia reale e quella di carta e tra chi è socialmente escluso e chi beneficia della bolla, con un processo di redistribuzione del reddito che può portare ad una saturazione prematura del mercato. Il disastro finanziario che segna la fine del periodo di turbolenza è un forte strumento di persuasione per il cambiamento istituzionale.
Si rende quindi necessario un riaggiustamento istituzionale, ponendo le condizioni per porre al centro il capitale produttivo e alla fine di tale periodo i valori di mercato tendono a riallinearsi a quelli reali. Il passaggio tra due fasi a volte comporta crisi finanziarie. La lunghezza del periodo recessivo dipende dalla capacità sociale e politica di ricreare un clima di maggior fiducia. Durante il periodo di Sinergia vengono adottate adeguate legislazioni e regolamentazioni per evitare gli abusi del periodo precedente, e per permettere una crescita più equilibrata.
I cambiamenti tecno-economici implicano alti costi sociali. Le ondate di cambiamento infatti non sono solo fenomeni economici ma eventi sistemici che implicano fattori sociali e istituzionali. Il quadro socio istituzionale ha un inerzia maggiore di adattamento ai cambiamenti, ma il ruolo dello Stati e delle forze sociali è indispensabile per modellare la direzione verso cui si muoverà la società.
La autrice avverte che il modello per quanto sia ben rappresentativo della storia passata è ovviamente una modellizzazione solo indicativa e che non va visto in maniera troppo rigida, ma può aiutare a meglio interpretare la complessità reale.
In sintesi un libro veramente molto interessante e ricco di analisi molto approfondite; mi pare anche che, visto che è stato scritto nel 2001, sia stato in grado in qualche modo di prevedere la crisi del 2008, come tipica crisi di un periodo di cambiamento tecnologico e conseguente frenesia finanziaria.
Nelle conclusioni ritroviamo le idee di Polanyi (La Grande Trasformazione), per cui le rivoluzioni tecnologiche e i cambiamenti di paradigma, con le conseguenti innovazioni anche del capitale finanziario, portino alla necessità di modificare anche il quadro istituzionale come unico modo per permettere uno sviluppo più equilibrato.