giovedì 14 settembre 2017

Intervista esclusiva a John Maynard Keynes sull'Europa.


D. Buongiorno Lord Keynes, ci dispiace disturbarla ma vorremmo porgergli alcune domande, in primo luogo cosa ne pensa della situazione dell’Europa e in particolare dell’eurozona e delle politiche attuate?
R. Il problema che mi affligge di più nella situazione attuale è la disoccupazione, la deflazione è disastrosa per l’occupazione, l’inutilizzata capacità produttiva dei disoccupati non si accumula a nostro credito in banca, si tramuta in spreco, è irrimediabilmente perduta.
D. Quindi quali sono i rimedi ?
R. L’intensità della produzione è determinata in gran parte dalla previsione dei profitti reali. Il diffuso timore di prezzi cadenti può bloccare il processo produttivo; la situazione può aggravarsi ulteriormente in quanto la previsione del corso dei prezzi tende, ove sia diffusa, a dare risultati ad un certo punto cumulativi. L’ammontare complessivo degli investimenti è lungi dall’essere necessariamente pari al volume complessivo dei risparmi, lo squilibrio fra i due è la radice di molti nostri guai.
D. Scusi ma in questo momento in Europa si vede un poco di ripresa quindi il QE di Draghi ha funzionato?
R. Un espansione del credito non è scevra di rischi per la banca centrale fintanto che non si abbia la certezza che esistono operatori interni pronti ad assorbirla. Un paese si arricchisce per l’atto positivo di utilizzare il risparmio per aumentare la attrezzatura produttiva del paese.
D. Quindi se ho capito bene lei propende per maggiori investimenti, ma non c’è rischio di inflazione?
R. L’idea che una politica di spesa per investimenti deve tradursi in inflazione avrebbe del vero se operassimo in condizioni di boom, cosa da cui siamo ben lontani. Un maggior volume di credito bancario è probabilmente condizione sine qua non per aumentare la occupazione, ma un piano di investimenti che lo assorba è condizione sine qua non per perché l’espansione del credito non presenti rischi. Inoltre un periodo di prezzi crescenti agisce da stimolo sull’impresa ed è vantaggioso per gli imprenditori mentre la caduta dei valori monetari scoraggia l’investimento e discredita l’impresa.
D. Quindi lei è contrario alle politiche di austerità adottate?
R. Ciò di cui abbisogna in questo momento non è stringere la cinghia ma creare una atmosfera di espansione di attività. Non potete dare lavoro alla gente contraendo la spesa, mi piacerebbe che si attuassero progetti di grandezza e magnificenza. I profitti dei produttori di beni di consumo potrebbero ricostruirsi quando aumenti la quota dei beni capitali, ma la quota di beni capitali non aumenterà se i redditi dei produttori non riescono a conseguire un profitto.

D Quindi il piano di investimenti dovrebbe essere pubblico, ma non si crea deficit?
R. Le conseguenze immediate di una riduzione del deficit da parte del governo sono esattamente l’opposto di quelle che si avrebbero se finanziassimo lavori pubblici. L’importante è che l’indebitamento si affronti allo scopo di finanziare investimenti in opere che presentino un minimo di utilità. L’indebitamento pubblico è il rimedio naturale per impedire che le perdite imprenditoriali diventino una grave recessione, così forte da portare a una stasi della produzione. (NDR: ad esempio in Italia abbiamo perso nella crisi  il 25% della produzione industriale).
D. E delle riforme strutturali che ne pensa?
R. Ma se tutti tagliano i salari il potere d’acquisto complessivo della comunità si riduce di tanto quanto si siano ridotti i costi e nessuno ne tare vantaggio. E’ un illusione che gli imprenditori possano automaticamente ristabilire l’equilibrio riducendo i costi complessivi, la riduzione delle somme erogate a titolo di costo contraggono il potere di acquisto dei percettori di reddito che sono gli acquirenti; non è vero che quanto gli imprenditori erogano come costo di produzione rientri necessariamente come ricavo da vendita dei beni prodotti, è caratteristica di un boom che i ricavi eccedano i costi ed è caratteristica di una recessione che i costi eccedano i ricavi.
D. Quindi più intervento dello Stato?
R. Le agenda più importanti dello Stato riguardano le funzioni che cadono al difuori della sfera dell’individuo, le decisioni che se non le assumesse lo Stato nessuno prenderebbe. L’importante per il governo non è fare le cose che gli individui stanno facendo ma fare le cose che non vengono fatte per niente. L’attuale organizzazione del mercato degli investimenti di distribuire il risparmio non dovrebbe essere lasciata interamente alla casualità del giudizio e del profitto privato. Migliorare la tecnica del capitalismo moderno attraverso l’operare dell’azione pubblica.
D. Ma che ne pensa della creazione della moneta unica?
R.  Per i paesi che l’hanno adottata è stata un rischio, la creazione di moneta legale è stata ed è l’ultima riserva dei governi, nessuno Stato o governo decreterà la propria bancarotta fino a che disporrà di questa sovranità. Inoltre il tasso di cambio dipende dal rapporto dei prezzi interni e quello dei prezzi esterni, ne consegue che il tasso di cambio può mantenersi stabile soltanto se entrambi i livelli dei prezzi si mantengono stabili; ma il livello dei prezzi esterni è fuori dal nostro controllo quindi dovremmo accettare che il livello dei prezzi o il tasso di cambio subiscano l’influenza esterna, ma se il livello dei prezzi esteri è instabile non potremmo mantenere stabili il livello dei prezzi interni sia il tasso dei cambi. (NDR: cioè se siamo vincolati a una  moneta troppo forte rischiamo di dover compensare con una svalutazione dei salari ).
D Quindi lei è pessimista?
R: No, le risorse e gli artifici dell’uomo sono ancora fecondi e produttivi non meno di ieri. Il problema politico della umanità consiste nel mettere insieme tre elementi: l’efficienza economica, la giustizia sociale e la libertà individuale. Alla prima sono necessari senso critico, prudenza e conoscenza tecnica; alla seconda spirito altruistico, entusiasmo ed amore per l’uomo comune; alla terza tolleranza, ampiezza di vedute, apprezzamento dei valori, della varietà e della indipendenza. Non dobbiamo avere paura, non dobbiamo rinunciare ad essere aperti ad esperimenti nuovi, liberi di intraprendere attività, di provare tutte le possibilità della vita.

Nota: tutte le frasi in corsivo sono originali di John Maynard Keynes tratte da Esortazioni e profezie.

Nessun commento:

Posta un commento