D. Buongiorno Lord Keynes, ci dispiace disturbarla ma vorremmo porgergli
alcune domande, in primo luogo cosa ne pensa della situazione dell’Europa e in
particolare dell’eurozona e delle politiche attuate?
R. Il problema che mi affligge di più nella situazione attuale è la
disoccupazione, la deflazione è disastrosa
per l’occupazione, l’inutilizzata capacità produttiva dei disoccupati non si accumula
a nostro credito in banca, si tramuta in spreco, è irrimediabilmente perduta.
D. Quindi quali sono i rimedi ?
R. L’intensità della produzione è
determinata in gran parte dalla previsione dei profitti reali. Il diffuso
timore di prezzi cadenti può bloccare il processo produttivo; la situazione può
aggravarsi ulteriormente in quanto la previsione del corso dei prezzi tende,
ove sia diffusa, a dare risultati ad un certo punto cumulativi. L’ammontare
complessivo degli investimenti è lungi dall’essere necessariamente pari al
volume complessivo dei risparmi, lo squilibrio fra i due è la radice di molti
nostri guai.
D. Scusi ma in questo momento in Europa si vede un
poco di ripresa quindi il QE di Draghi ha funzionato?
R. Un espansione del credito non è
scevra di rischi per la banca centrale fintanto che non si abbia la certezza
che esistono operatori interni pronti ad assorbirla. Un paese si arricchisce
per l’atto positivo di utilizzare il risparmio per aumentare la attrezzatura
produttiva del paese.
D. Quindi se ho capito bene lei propende per maggiori
investimenti, ma non c’è rischio di inflazione?
R. L’idea che una politica di spesa per
investimenti deve tradursi in inflazione avrebbe del vero se operassimo in
condizioni di boom, cosa da cui siamo ben lontani. Un maggior volume di credito bancario è probabilmente condizione sine
qua non per aumentare la occupazione, ma un piano di investimenti che lo
assorba è condizione sine qua non per perché l’espansione del credito non
presenti rischi. Inoltre un periodo di prezzi crescenti agisce da stimolo sull’impresa
ed è vantaggioso per gli imprenditori mentre la caduta dei valori monetari
scoraggia l’investimento e discredita l’impresa.
D. Quindi lei è contrario alle politiche di austerità
adottate?
R. Ciò di cui abbisogna in questo
momento non è stringere la cinghia ma creare una atmosfera di espansione di
attività. Non potete dare lavoro alla gente contraendo la spesa, mi piacerebbe
che si attuassero progetti di grandezza e magnificenza. I profitti dei
produttori di beni di consumo potrebbero ricostruirsi quando aumenti la quota
dei beni capitali, ma la quota di beni capitali non aumenterà se i redditi dei
produttori non riescono a conseguire un profitto.
D Quindi il piano di investimenti dovrebbe essere
pubblico, ma non si crea deficit?
R. Le conseguenze immediate di una
riduzione del deficit da parte del governo sono esattamente l’opposto di quelle
che si avrebbero se finanziassimo lavori pubblici. L’importante è che l’indebitamento si affronti allo scopo di
finanziare investimenti in opere che presentino un minimo di utilità. L’indebitamento
pubblico è il rimedio naturale per impedire che le perdite imprenditoriali
diventino una grave recessione, così forte da portare a una stasi della
produzione. (NDR: ad esempio in Italia abbiamo perso nella crisi il 25% della produzione industriale).
D. E delle riforme strutturali che ne pensa?
R. Ma se tutti tagliano i salari il
potere d’acquisto complessivo della comunità si riduce di tanto quanto si siano
ridotti i costi e nessuno ne tare vantaggio. E’ un illusione che gli
imprenditori possano automaticamente ristabilire l’equilibrio riducendo i costi
complessivi, la riduzione delle somme erogate a titolo di costo contraggono il
potere di acquisto dei percettori di reddito che sono gli acquirenti; non è
vero che quanto gli imprenditori erogano come costo di produzione rientri
necessariamente come ricavo da vendita dei beni prodotti, è caratteristica di
un boom che i ricavi eccedano i costi ed è caratteristica di una recessione che
i costi eccedano i ricavi.
D. Quindi più intervento dello Stato?
R. Le agenda più importanti
dello Stato riguardano le funzioni che cadono al difuori della sfera dell’individuo,
le decisioni che se non le assumesse lo Stato nessuno prenderebbe. L’importante
per il governo non è fare le cose che gli individui stanno facendo ma fare le
cose che non vengono fatte per niente. L’attuale organizzazione del mercato
degli investimenti di distribuire il risparmio non dovrebbe essere lasciata
interamente alla casualità del giudizio e del profitto privato. Migliorare la
tecnica del capitalismo moderno attraverso l’operare dell’azione pubblica.
D. Ma che ne pensa della creazione della moneta
unica?
R. Per i paesi che l’hanno adottata
è stata un rischio, la creazione di
moneta legale è stata ed è l’ultima riserva dei governi, nessuno Stato o
governo decreterà la propria bancarotta fino a che disporrà di questa
sovranità. Inoltre il tasso di cambio dipende dal rapporto dei prezzi interni e
quello dei prezzi esterni, ne consegue che il tasso di cambio può mantenersi
stabile soltanto se entrambi i livelli dei prezzi si mantengono stabili; ma il
livello dei prezzi esterni è fuori dal nostro controllo quindi dovremmo
accettare che il livello dei prezzi o il tasso di cambio subiscano l’influenza
esterna, ma se il livello dei prezzi esteri è instabile non potremmo mantenere
stabili il livello dei prezzi interni sia il tasso dei cambi. (NDR: cioè
se siamo vincolati a una moneta troppo
forte rischiamo di dover compensare con una svalutazione dei salari ).
D Quindi lei è pessimista?
R: No, le risorse e gli artifici dell’uomo
sono ancora fecondi e produttivi non meno di ieri. Il problema politico della
umanità consiste nel mettere insieme tre elementi: l’efficienza economica, la
giustizia sociale e la libertà individuale. Alla prima sono necessari senso
critico, prudenza e conoscenza tecnica; alla seconda spirito altruistico,
entusiasmo ed amore per l’uomo comune; alla terza tolleranza, ampiezza di vedute,
apprezzamento dei valori, della varietà e della indipendenza. Non dobbiamo
avere paura, non dobbiamo rinunciare ad essere aperti ad esperimenti nuovi,
liberi di intraprendere attività, di provare tutte le possibilità della vita.
Nota: tutte le frasi in corsivo sono originali di John Maynard Keynes tratte da Esortazioni e profezie.
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