Ho letto questo libro perché
considerato uno dei migliori di Antonio Negri (scritto insieme a M.Hardt
professore di letteratura alla Duke Univeristy), la cui vicenda ai meno
giovani è nota.
Purtroppo devo dire che il mio
giudizio è negativo e non vi consiglio di leggere il libro. Il problema di
questo libro è che ci sono anche spunti interessanti e di rilevo ma sono
nascosti e oscurati da una nuvola di verbosità e ridondanza di paroloni
filosofici e citazioni, spesso inutili, che rendono la lettura difficile e
indigeribile. Le prime 250 pagine di ricostruzione storica e sociologica si
possono saltare, nell’ultima parte analizza la evoluzione moderna della
società; le cose che dice sono anche condivisibili: la trasformazione del
lavoro dovuta alla informatizzazione, il potere internazionale delle grandi
multinazionali, la perdita di potere degli Stati nazionali, ma non sono poi
così originali. Anche le conclusioni su cosa deve fare la “moltitudine” contro
il nuovo potere vigente (Impero) sono piuttosto fumose e filosofiche.
Se lo confronto con il libro che abbiamo recensito di Polanyi (La grande trasformazione) il confronto è impietoso, quest’ultimo è un affresco molto più concreto della storia moderna (sino alla prima guerra mondiale) e della evoluzione economica sociale e politica. Sulla globalizzazione e sulla trasformazione del capitalismo vi consiglio piuttosto i libri, già indicati, di Rodrik, Reich e anche Stiglitz.
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