Sulle elezioni americane e la
vittoria di Trump ormai hanno scritto tutti e di tutto, ammetto che pur avendo
molti dubbi su Hillary Clinton non pensavo che alla fine Trump vincesse. Ora sulle
ragioni che hanno determinato la vittoria ci sono sicuramente molte motivazioni: voglia di cambiamento, delusione verso il cambiamento promesso da Obama e quanto
realizzato o percepito, insoddisfazione per a situazione attuale, ecc.
E’
indubbio che le risposte del cosiddetto establishment alle criticità attuali
sono state in parte deludenti. Rispetto alle colpe a ai disastri causati da
Wall Street pochi hanno pagato e poco è cambiato, e la Clinton non rappresentava
un deciso cambiamento in questo senso; che la classe media americana stia
peggio di prima è indubbio e parimenti stia sparendo quella classe operaia che
ne faceva parte o era contigua.
E’ inutile continuare a mentire sulla
globalizzazione, la verità ammessa dalla teoria economica è che può essere un
vantaggio nel complesso ma per molti significa un passo indietro, e all’elettore
americano se sta meglio l’operaio cinese poco interessa se a pagare è
lui. Delle straordinarie potenzialità della tecnologia ancor meno se significa
essere cacciato dal posto di lavoro.
I problemi di una società in termini
economici in realtà si possono ricondurre a pochi aspetti: la domanda e l’offerta
e la distribuzione del prodotto nazionale. Aumentare l’offerta è il primo passo
per far partire il meccanismo di crescita che porta ad ulteriore aumento di produzione
e di offerta. Come diceva Marshall domanda e offerta sono le due lame di una
forbice che quindi funziona se ci sono entrambe. Quindi un economia funziona
bene se all’aumentare della offerta aumenta la domanda e questo succede se la
distribuzione dei ricavo di quanto prodotto avviene in maniera tanto più equilibrata tra i fattori
produttivi. Tale equilibrio non è naturale ma dipende da i rapporti di forza,
se il lavoro perde forza perché il capitale può far ricorso al lavoro esterno a
più basso costo c’è poco da fare, il fattore produttivo lavoro, soprattutto poco qualificato, perde potere contrattuale e valore di mercato, se poi aggiungiamo la
possibilità di sostituire lavoro con macchine è chiaro che la situazione non
può che peggiorare.
Ora queste dinamiche dovrebbero essere chiare a chi si pone
il compito di fare da leader di un Paese.
La evoluzione tecnologica e della
società porta a dei grossi sconvolgimenti (vedi Polanyi), la rivoluzione industriale in Inghilterra
non è stata una passeggiata di salute per chi l’ha subita, ma siamo nel XXI
secolo e mi aspetterei che adesso ne sappiamo di più nella comprensione dei fenomeni.
E’ evidente che la situazione sia difficile ma gestibile
se le 3 forze in campo sono forti ed equilibrate: Stato, Democrazia e Mercato. Il problema è
che per quanto lo Stato, le sue istituzioni e meccanismi siano migliorati
rispetto a qualche secolo fa, le forze economiche sono sempre più transnazionali
e tendono a eludere i loro doveri nazionali. La democrazia è anche schiacciata, le forze di mercato hanno cercato sempre più di imporre le proprie regole
tramite l’attività di lobbying e a pagare il conto sono sempre le classi medio e
basse, infatti la ricchezza si sta concentrando sempre di più. Quindi, mi pare anche
giusto che il "popolo" dei paesi sviluppati (ovvero l’elemento centrale della
democrazia) voglia contare di più e rompere gli equilibri attuali che lo stanno
mettendo sempre di più ai margini delle decisioni e della ricchezza. Il
problema è quindi dove cercare la soluzione a questi problemi che a mio parere
viene indirizzata in maniera sbagliata; d’altra parte se le classi dirigenti,
in senso lato politiche ed economiche, non sono in grado di capire cosa sta
succedendo e danno risposte parziali o addirittura sbagliate, come sta avvenendo
in Europa, non deve sorprendere la crescita dei populismi di vario genere. I
fallimenti o i successi delle leadership sono quello che definiscono il corso
della storia e degli avvenimenti, il fallimento delle leadership europee dagli
inizi del ‘900 hanno portato in Europa a due guerre mondiali e negli Stati
Uniti a due recessioni micidiali di cui la seconda, quella recente, almeno
attutita dalle conoscenze accumulate. Non
credo che Trump sia la soluzione.
Se infatti pensa di risolvere i problemi con minori tasse per i ricchi, basta guardare il grafico sopra per capire come il cosiddetto trickle-down non abbia funzionato, anzi la concentrazione di ricchezza è la causa anche dei problemi dell'economia americana e non solo. Ha promesso maggiori investimenti in lavori pubblici e questo è senza dubbio positivo, in realtà cosa fanno i presidenti americani una volta eletti è difficile dirlo spero tanto di sbagliarmi su Trump.
Se infatti pensa di risolvere i problemi con minori tasse per i ricchi, basta guardare il grafico sopra per capire come il cosiddetto trickle-down non abbia funzionato, anzi la concentrazione di ricchezza è la causa anche dei problemi dell'economia americana e non solo. Ha promesso maggiori investimenti in lavori pubblici e questo è senza dubbio positivo, in realtà cosa fanno i presidenti americani una volta eletti è difficile dirlo spero tanto di sbagliarmi su Trump.
Il problema di fondo resta: dove sono le leadership (politiche ed economiche) illuminate
in grado di contrastare una deriva innescata principalmente dalla insipienza
delle stesse leadership degli ultimi tempi?
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